mercoledì 8 luglio 2009

Tutti i Michael Jackson del mondo


Strani animali gli esseri umani. Capaci di creare strabilianti miracoli di solidarietà umana e di inventarsi ciniche nefandezze di egoismo sociale. Il pietismo ipocrita che sta coinvolgendo tutti nel distribuire parole di cordoglio per la morte di un uomo, chiamato a caso Michael Jackson, stride dolorosamente con il ricordo passato di quelle stesse fauci parlanti che furono prodighe di crudeli ed affrettate condanne a morte pronunciate con la stessa attuale solennità di convenienza. Non c’è stupore nel valutare questi atavici comportamenti, ma solo l’amarezza nel dover certificare che sempre più spesso l’umanità, intesa come valore assoluto, viene sistematicamente disattesa in favore di ben più importanti valori di carattere squisitamente egoistico. Cosicché è normale per la massa informe di consumisti sociali disperarsi accoratamente per la morte di un uomo che produceva e distribuiva tutta una serie di emozioni a livello industriale, che ognuno ora pretende impropriamente di sfruttare. Ancor più scontato, ma spaventosamente reale, è rendersi conto che nessuno o quasi dei piagnucolanti amici, conoscenti o ammiratori abbia voluto, e non potuto, fare di più per aiutare un ragazzo come tanti che forse chiedeva solo maggior solidarietà, compagnia e affetto da quanti ora lo piangono solo per spremere ancora la sua luce riflessa. È un male millenario questo, che in società come quella in cui viviamo fa sempre più proseliti pronti a tutto pur di accaparrarsi un magico cimelio della “povera Star” di turno, morta prematuramente per le aspettative esistenziali dei suoi inconsolabili fan. D’altronde il ‘900 è pieno di casi emblematici che possono fornire una valida indicazione su come la spettacolarizzazione dell’uomo stia sistematicamente provocando una totale aridità dell’animo umano. Dall’abbandono opportunista e amorale di Cesare Pavese, al cinico pregiudizio superstizioso verso Mia Martini, saltellando qua e là tra quelle che furono le vite abbandonate a se stesse di Luigi Tenco, Jim Morrison, Syd Barrett, Kurt Cobain e Sid Vicious e molti altri, tutto è stato ed è tutt’ora un rincorrersi di false e speculatrici lacrime che hanno il solo scopo di condividere una vita spezzata di cui non si è mai avuto un interesse reale. È incredibile e insopportabile ascoltare le inutili e puerili frasi di quanti, solo oggi che un essere umano, famoso o no, si è spento, sono pronti ad offrirgli amore, solidarietà e presenza. È ipocrita e malvagio credere alla loro ritrovata considerazione e sensibilità nei confronti di un essere umano con evidenti problemi personali e sociali di cui tutti si sono presi gioco con i loro giudizi sciocchi e superficiali. Dov’erano la maggior parte dei suoi parenti, amici, conoscenti o semplici ammiratori quando c’era bisogno di loro? Cosa hanno fatto sostanzialmente per alleviare le enormi sofferenze di una persona apparentemente fortunata? Tutti spariscono quando si ha realmente bisogno e quello che fanno, solitamente, non è aiutare il prossimo, anzi, sono solo pronti a chiedere aiuto, ma nessuno di loro è disponibile a darlo. Si vive in una civiltà piena di rimorsi che continua ad alimentare false ideologie e situazioni meschine che creeranno nuovi rimorsi. L’impedimento egoistico a donare e l’ipocrisia con cui ci facciamo scudo, non impedirà comunque al nostro cuore di chiedersi se non si sarebbe potuto fare di più per il nostro amato padre, il nostro adorato figlio, il nostro grande amico. Ma ormai tutto è passato e non serve più alla nostra coscienza pronunciare frasi lamentose e menzognere verso colui che ormai non ci appartiene più e che non potrà ascoltarci. Strani animali gli esseri umani, avremmo potuto preoccuparci quando la vita ancora ci stava ascoltando, ora che la morte si è presentata, dovremmo prepararci al giusto ed assordante silenzio che meritiamo.

Maurizio Mura