lunedì 21 settembre 2009

Precari di un Dio minore


La storia continua: da Caino e Abele, attraversando la storia scritta dell’umanità per arrivare ai giorni nostri, è stato tutto un susseguirsi di preferenze convenienti soltanto verso quei figli che soddisfano le nostre astute aspettative. Ed ecco che, sfruttando appieno ciò che riteniamo utile, proseguiamo ancora a differenziarci in ogni ambito così da poterci permettere d’avere almeno un’illusione di appagamento. La crisi economica che sta investendo le presunte civiltà ormai globalizzate, pone in evidenza problematiche sociali di difficile risoluzione. Una di queste, di cui si fa un gran parlare attualmente, è il famigerato problema dei Precari. Ci si aspetterebbe, così come è logico, che la politica di ogni fazione si mettesse al lavoro per tentare di arginare un fenomeno produttivo che sta dilagando in ogni dove senza il benché minimo controllo. Certo è difficile credere che gli uomini preposti a trovare qualche soluzione a questa piaga sociale, possano e vogliano faticare a tale scopo. Il perché è presto detto: coloro che oggi appaiono indaffarati nella ricerca di un vaccino debellante sono, in gran parte, i responsabili di questa pandemia diffusa. I governi, le opposizioni e le varie sigle sindacali che negli anni hanno provocato questo stato di cose, oggi cavalcano l’onda populista facendoci credere di conoscere ed avere una magica cura che ci guarirà. Basterebbe ascoltarli o leggere le argomentazioni di questi faziosi personaggi per accorgersi che la loro strategia è priva del minimo senso della realtà. D’altronde gli stessi, dopo aver stipulato patti scellerati in ogni settore economico, non emergono certo nella volontà di rinunciare a quei profitti che “leggi ad gruppettum societarum” hanno consentito loro. Ad emblema di ciò è utile sapere che le società che si avvalgono di lavoratori Precari è democraticamente trasversale in tutte le fasce politiche, industriali e sindacali. In tutto questo l’informazione, sempre più schierata dalla parte delle sue convenienze, si è organizzata in modo da distribuire le sue verità giornalistiche che periodicamente i loro editori richiedono. Per questi ed altri motivi di parte in questi giorni si è finalmente deciso di dare spazio ai numerosi ed avvilenti problemi dei Precari. E qui l’angoscia è palesemente drammatica. Perché c’è precariato e precariato. L’apparente disponibilità dei mass media a trattare seriamente questa materia, in realtà è un truffaldino tentativo di oscurare la vera natura del problema. Coadiuvati dalle maggiori sigle sindacali che tutelano, forse, soltanto una minuscola parte dei precari peraltro riconducibili allo Stato, appare chiaro che non vi sia una decisa volontà a fare emergere il vero abisso ove risiedono il 75% dei lavoratori atipici in Italia. Il grosso di questi dipendenti di “serie B” è impegnato stabilmente, ma senza stabilità, nei tristemente famosi call center. Le differenze settoriali richieste e pretese dagli scaltri e politicizzati imprenditori baronali, hanno consentito il frazionamento dei Precari in varie tipologie proprio per avere una maggiore indipendenza decisionale e, quindi, piena garanzia che gli organi di controllo costituiti non possano, ma sempre più spesso non vogliano, controllare affatto. Tutto è stato pianificato affinché i Precari, sempre più sfruttati dai numerosi imprenditori senza scrupoli, siano impossibilitati ad azioni che tutelino la loro dignità. Il “divide et impera”, organizzato con cura dalla associazionismo fin troppo evidente tra imprenditori e sindacati, ha generato una giungla differenziata e fittissima in cui nessuno può districarsi così facilmente. È sicuramente giusto discutere dei Precari della scuola, della sanità e dei vari settori pubblici, ma le discussioni sono organizzate così abilmente da escludere tutti gli altri lavoratori transitori che pure sono una maggioranza inquietante. In più, la drammatica mancanza di ogni forma di tutela sta inevitabilmente spingendo tutti i Precari di serie”B” verso una lotta intestina tesa ad impedire quell’unità di intenti che permetterebbe loro quelle azioni legali e sindacali che sono di riferimento nei soli compartimenti pubblici e, parzialmente, nelle comunicazioni. Il sacrificio oscuro a cui si devono sottoporre i figli minori viene ancor più aggravato dalla situazione di abbandono totale da parte delle istituzioni che, con il loro occultamento premeditato, consentono speculazioni monetarie e umane a danno,fisico e morale oltre che monetario, dei più deboli. L’eco mediatico che, limitatamente, sta evidenziando le difficoltà di sopravvivere di circa due milioni e mezzo di Italiani è rivolto unicamente a quel 25% circa di figli privilegiati e per i restanti figli non rimane che avere pazienza e non perdere la speranza. Forse un giorno saremo anche noi figli di un Dio che non sia minore.
Maurizio Mura

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